Le Rune

Secondo quanto stabilito dalla paleografia e dalle altre discipline linguistiche, le Rune sarebbero nate nel 300 d.C. nell’area occidentale del Mar Nero. Si è altresì appurato che il periodo di loro massima diffusione può ascriversi ai secoli che vanno dal V all’XI secolo d.C.
Discorde è invece il giudizio degli specialisti a proposito delle ascendenze attribuite alla serie runica.
Vi è chi ipotizza una derivazione dalla scrittura greca corsiva e dal latino di età imperiale; altri affermano una discendenza dagli alfabeti etruschi latinizzati e altri ancora ritengono che la nascita delle Rune debba collocarsi o in Danimarca o in Germania settentrionale, e che sia avvenuta in maniera autonoma, rimanendo influenzate dal latino e dal greco in una fase posteriore.
Noi propendiamo per quest’ultima ipotesi poiché sono maggiori gli elementi di diversità tra l’alfabeto runico e quelli classici che non quelli di somiglianza; la sequenza comincia con la terna Feoh, Ur, Thorn (F, U, T), la scrittura procede da destra a sinistra e ogni lettera ha un corrispondente numerico.
Se questo è quanto affermato dalla vulgata scientifica, per noi la “verità” è molto più autentica e profonda: le Rune “sono segni magici, segni di potenza e di conoscenza”.
Sono simboli di situazioni metafisiche e come tali hanno valore su ogni piano dell’esistenza: “nel loro filtrare dall’alto verso il basso attraversano i vari livelli ed informano della propria polarità uomini, avvenimenti e cose”. Ciò che la scienza ha in realtà registrato è la decadenza della linea runica, che da sistema simbolico, la cui comprensione ed uso erano strettamente riservati a pochi iniziati, si è “involuta” a segni, che con l’avvento del cristianesimo divennero utilizzabili solo come caratteri alfabetici.
Per i Goti il termine runa significava sussurro (tedesco: raunen = bisbigliare, sussurrare), il significato è quindi di “segreto”, ed è proprio questa loro caratteristica che permise di impedirne la trasmissione attraverso l’eliminazione di coloro che erano gli unici eletti a ricevere tali crediti.
Infatti la chiesa cristiana, sempre prodiga ad eliminare tutto ciò che non si adatta alla propria ideologia, si servì di “figuri” come Carlo Magno ed il suo editto di Lippo (che faceva seguito alla decapitazione di 4500 primogeniti delle più nobili famiglie sassoni) nonché di decreti come quello vigente in Islanda in pieno XVII secolo che puniva il possesso e l’utilizzo di rune con il rogo, per azzerare uno degli elementi fondamentali della tradizione religiosa nordica. Ma tornando alle specifiche caratteristiche del sistema runico, è necessario sottolineare che questo, in armonia con ogni sapere iniziatici, ha una triplice natura connessa al suo aspetto essoterico ed esoterico.
Innanzitutto, a livello di base le rune sono dei caratteri ideografici che rappresentano le cose in forma stilizzata.
In secondo luogo le rune hanno un aspetto fonetico che permette di usarle come ogni altro alfabeto per scrivere nomi e trasmettere informazioni.
Infine vi è, a livello concettuale, il contenuto simbolico della runa, il suo significato e mistero più profondo, in una parola sola il suo aspetto magico. Questo è connesso al modo in cui le rune vennero in possesso dell’uomo nordico. Esse furono conquistate da Wotan (Odino) attraverso il massimo atto sacrificale: l’immolazione del dio (Wotan) a sé stesso.
Secondo quanto narra lo Havamal (Il Carme dell’Alto Odino) nella parte maggiormente sapienziale, Odino, desideroso di apprendere ogni forma di saggezza, accetta di essere appeso all’Albero del Mondo e di pendervi per nove notti, ferito dalla propria lancia.
Può così “raccogliere” le rune, apprendere dal gigante Balthorn (suo zio materno) i nove canti magici e nutrirsi dell’idromele, la bevanda che suscita il dono della poesia in genere e di quella profetica in particolare.
Anche nelle rune il proprio carattere magico trova concretizzazione nella caratteristica tipica di ogni insegnamento iniziatico, cioè postula la corrispondenza tra microcosmo e macrocosmo (“Come in alto, così in basso”).
Così a ogni segno runico corrisponde un settore del cosmo, un genere di pianta, minerale, un aspetto umano un concetto legato alla vita degli uomini e degli Dei e ai rapporti fra questi. In tal modo il sistema runico (così come il sanscrito) si trasforma in registro fedele del cosmo, anche per quello che dovrà accadere, assurgendo ad un massimo di sacralità.
Per coloro che si basano esclusivamente sulla linguistica moderna e vedono negli idiomi un semplice disporsi di suoni, il sistema di conoscenza sopra delineato può apparire una via inaccettabile.
Ma in civiltà assestate e approfondite come quelle degli antichi popoli indoeuropei (genti nordiche, latini, greci, celti) si può a ragione credere che i suoni e i simboli corrispondenti inglobino l’universo.
Vogliamo concludere ricordando che esistono un certo numero di sistemi runici imparentati fra loro. Il sistema più antico è noto come l’Elder Futhark, il termine Futhark deriva dalle prime sei lettere della linea runica (Feh, Ur, Thurs, Ass, Reid, Ken). Segue il sistema anglosassone – un’estensione del Futhark – con ventinove rune (le cinque rune sovrannumerate sono Ac, Aese, Yr, Ior, e Ar), con una estensione, quella Northumbrica, che ha trentatre segni.
Le rune scandinave anche se derivate dal Futhark, hanno solo sedici segni (giovane Futhark); per un’ulteriore estensione del giovane Futhark si è avuto il Dotted Runes (ventiquattro segni), mentre nei paesi di lingua tedesca si usa spesso il sistema Armanen di diciotto rune.
In questo articolo abbiamo fornito una semplice introduzione all’argomento vasto e complesso qual è quello connesso alle diverse linee runiche; nei prossimi scritti ci attarderemo ad esaminare più da vicino alcuni di questi, fornendo i diversi significati delle rune che li compongono, invece non diremo nulla sulle tecniche di divinazione con cui possono essere “animate”., ritenendo che questa sia una capacità che ciascuno deve acquisire contando solo sulle proprie forze e tenendo presenti le parole della Saga di Egill:

”Nessuno incida Rune
se non le conosce perfettamente.
Si incontra già qualche uomo
che vaga fuorviato
da un oscuro asse inciso.”

Mircea