Nel nome di Nemetona:
il Bosco Sacro

“Troverai più nei boschi che nei libri.
Gli alberi e le rocce t’insegneranno
le cose che nessun maestro ti dirà.”
Bernardo di Chiaravalle
Potrà sembrare una provocazione l’uso di queste parole scritte da uno dei più famosi mistici della cristianità… Non è così. Semplicemente le ho volute qui riportare perché pregne di semplice e sublime saggezza.
Nel precedente articolo avevamo brevemente parlato del simbolismo dell’Albero e del suo significato spirituale, accenneremo ora invece alla figura del Bosco Sacro nelle culture Indoeuropee, specialmente in quelle di matrice celta. Per le popolazioni della Keltia infatti il bosco – nemus – possedeva straordinaria importanza, una piccola analisi linguistica rivela che la radice nem- indicherebbe il cielo in senso metafisico e religioso. Per estensione il bosco consacrato/nemeton non sarebbe altro che una parte di cielo sulla terra. Cosa di più sacro è immaginabile per un pagano? La presenza del principio cosmico celeste in seno al benevolo grembo della Grande Madre. Nella cultura celtica il bosco è il grande tempio druidico, il luogo fisico dove le diverse energie cosmiche si incontrano nel mone dell’unità tra uomo, elementi e piano divino. Esso dunque è davvero il Medolann, la terra di mezzo posta tra il piano materiale e lo spirito, luogo dove il mondo divino poteva manifestarsi alle creature terrestri e viceversa.
Per il celta la natura e specialmente il mondo vegetale – fortemente legato a simbolismi riguardanti la rigenerazione – erano gli unici luoghi degni per venerare gli Dei, che il principio divino potesse essere rinchiuso dalla luce tra quattro gelide mura – lontano dalla luce del sole e dal chiarore della luna – non poteva sembrare loro che un’orrida bestemmia. Tale concezione, del resto, era in parte comune anche ad altre stirpi indoeuropee; basti ricordare il bosco consacrato a Diana Nemorensis nei pressi di Ariccia, ai numerosi luoghi bruzi ed osco-sabelli oppure alle vergini foreste europee ove dimoravano le affascinanti divinità slave e sassoni.
Questo sistema cultuale, purtroppo, venne attaccato e distrutto nelle culture delle stirpi europee stanziatesi nel sud del continente, culture sopraffatte dalla vicinanza con i perniciosi sistemi mitologici medio-orientali. Situati sulla principale linea di frattura tra il sistema di pensiero orientale e quello occidentale, le tribù doriche furono le prime a venire “contagiate” da una visione del mondo che nei fatti promuoveva l’estraniamento dell’uomo dall’alveo naturale e ne esaltava in maniera forzosa l’inurbamento. Su quelle basi troverà terreno fertile il cristianesimo che difatti utilizzerà come basi propulsive e diffusive proprio le chiese dell’Asia Minore e del Peloponneso. Non sfugge il fatto che i romani, vittoriosi nelle guerre ma da tempo capitolati alle idee provenienti dalla penisola greca, furono tra i primi promotori di un selvaggio disboscamento delle terre occupate nelle gallie. Erano consci che lo sconvolgimento del territorio avrebbe portato alla distruzione della cultura e della coscienza celtica. La distruzione del bosco dunque, tanto importante nella vita e nello spirito di quelle stirpi, avrebbe privato i loro nemici di un grande punto di riferimento interiore, facilitando così il tanto incensato processo di romanizzazione.
Giova ricordare che l’Ogham – linguaggio iniziatici scritto donato ai druidi da Dio Ogma – (conosciuto proprio come Beth – Luis – Nion: betulla – sorbo – frassino) assegnava a ciascuna lettera il nome di un albero ed ogni albero possedeva peculiari e profondi significati spirituali. Alla Dea dai molteplici aspetti – ad esempio – era vicina la betulla mentre alla notte di Samhain era connesso il tasso, figura arborea legata all’oltretomba in quasi tutte le antiche culture europee. Si usava bruciarne il legno nel momento del trapasso dall’anno vecchio a quello nuovo. Un “cucino” del tasso – il cipresso – è presente quasi ovunque nei cimiteri nostrani. Pochi sanno che presso i popoli italici aveva la funzione di vegliare sul riposo dei morti.
Che ricchezza in spirito e materia è dunque un bosco, un dono degli Dei da preservare ad ogni costo ed in ogni maniera. Quali e quanti sono i doni e le conoscenze che può elargire a coloro che riusciranno ad ascoltare la sua voce! Mi congedo da voi consigliandovi, se ne avete la possibilità, di frequentare il più possibile località boschive, liberando la vostra mente ed armonizzandovi con esse non potrete che avanzare sul sentiero delle arcane conoscenze.

Kernunnos