I Fuochi di Beltane

“Il Sole è suo padre, la Luna è sua madre.
Il Vento eterno l’ha portata nel suo ventre”
Ermete Trismegisto – Tavola Smeraldina
Passato alla meno peggio i rigori dell’inverno, i contadini di stirpe celtica (e non solo) si preparavano nel periodo di fine primavera a vivere una delle più importanti festività religiose dell’anno: Beltane.
Beltane (conosciuta anche come Cetsamhain) significa “Fuoco di Bel” (è facile riconoscere la radice comune tra Bel, Belenos e la Dea Belisama), Signore della Luce e del Fuoco Divino, i riti sacerdotali a Lui legati onoravano – dopo la fine della stagione fredda – il culmine del risveglio naturale primaverile e la promessa di fertilità e benessere che la “Stagione Luminosa” (l’anno celtico era bipartito, non quadripartito come il nostro) avrebbe portato.
Con Belatine si chiudeva dunque l’inverno e con trepidazione si attendevano i frutti che, benevolmente, la terra avrebbe accordato.
Bel veniva rappresentato nella forma di sacro fuoco – alimento (le fonti comunque non concordano) con sette tipi differenti di legname tra cui quercia e nocciolo avevano un posto d’onore – acceso su un’altura dove poi la gente si dilettava in danze e feste propiziatrici. Il simbolismo del fuoco è complesso nei suoi significati molteplici, sarà utile pertanto citare un passo tratto dal volume “Il Druidismo” (Ed. Mediterranee – Roma 1991) di Jean Markale: “…A Beltane si da il segnale del risveglio. Durante l’inverno il fuoco è invisibile, nascosto nelle pietre, nel legno, nella materia inerte. Ma l’energia del fuoco esiste allo stato potenziale. In occasione di Beltane questa energia si manifesta, realizza una vera “epifania”. Le fiamme che scaturiscono dalla collina di Tara, acceso dal re d’Irlanda, sotto la protezione dei druidi, erano più che un simbolo: nel ciclo delle stagioni e dei giorni esse costituivano la prova che dalla morte poteva scaturire la vita”.
Al pari di Bel veniva onorata durante i festeggiamenti la Grande Madre che si sarebbe unita al dio per garantire la fertilità della terra; l’idea insita nei festeggiamenti è quella di una copula divina tra Bel (principio solare maschile) e la Dea Madre (principio lunare femminile). La luce di Padre Sole rende gravido con i suoi raggi il ventre di Madre Terra per garantire vita e prosperità ai suoi figli. Un mistero commovente e consolatore come pochi, possiamo solo provare ad immaginare i sentimenti che albergavano nel cuore di quelle fiere genti davanti al grande fuoco crepitante… Il carattere sessuale propiziatorio si può evincere anche dall’esistenza dei cosiddetti “pali di maggio”, tronchi di Betulla (albero legato ai misteri della rinascita) colorati e ornati variamente attorno cui danzava il popolo. È superfluo dilungarsi sul significato del palo conficcato nella terra, è un simbolismo antichissimo presente nelle culture più lontane e disparate e su cui esiste una sterminata bibliografia.
Dunque tale simbolismo, chiarissimo, è accostabile a quanto abbiamo precedentemente esposto e trova conferma nel fatto che presso alcune comunità celtiche fosse usanza contrarre delle unioni a tempo determinato (generalmente fino al Beltane successivo) dal carattere nettamente rituale. Questa festa – seppure con qualche differenza – era onorata anche dalle popolazioni di stirpe germanica sotto il nome di Walpurgersnacht.
Nella feroce eradicazione della antica cultura europea operata dai giudeo-cristiani, la notte di Beltane finì per assumere caratteristiche demoniche; streghe e demoni si darebbero convegno sulla terra possedendo per una notte il pieno dei loro poteri…
Come diceva Tolkien: “…Ad occhi storti il volto della verità può apparire un ghigno”.
La festività di Beltane e il profondo significato spirituale collegato ad essa – nonostante tutto – sono sopravvissuti (in forme differenti nella ritualità ma non nell’essenza) a discapito dei veri tentativi di soppressione da parte delle autorità ecclesiastiche.
Le comunità agricole di mezz’Europa nel secolo scorso accendevano i fuochi dal Tirolo all’Irlanda (dove nel tradizionale spirito di quel popolo tutto veniva poi condito da colossali bevute di “Uische Beaha”, letteralmente “Acqua di Vita”, parola usata per designare il Whiskey) a testimoniare come i frutti germogliati dal suolo e dal sangue dei nostri avi abbiano messo radici profonde.
Del resto non è un caso che la data scelta per il festeggiamento delle attività lavorative coincida proprio con quella di Beltane.

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