L'Albero del Mondo

Sarà capitato anche a voi, camminando in un qualsiasi bosco, di rimanere colpiti da una complessa sensazione difficilmente esprimibile con le parole; un “profumo” di arcaicità vibrante che mette i brividi poiché causa un’eco di risposta proveniente dal nostro ancestrale inconscio.
Anche occhi “accecati” dal gretto materialismo del mondo contemporaneo non possono che rimanere estasiati innanzi allo spettacolo offerto, magari, dalla possanza di una quercia secolare; le fronde tese maestosamente verso il cielo, il venerando tronco massiccio, le grandi rdici che sembrano affondare nel midollo stesso della terra. Queste stesse osservazioni furono oggetto di profonda meditazione da parte dei nostri antichi progenitori sin dagli albori della nostra dannosa razza.
L’albero è presente in buona parte delle mitologie di ogni popolazione, indoeuropea, camita o semita che sia, seppur con funzioni diverse e sfumature differenti; indiscutibilmente l’associazione tra questa creatura vegetale e la spiritualità umana si può tranquillamente far risalire all’epoca preistorica. Nel complesso mitico degli Indoeuropei assume poi un’importanza enorme, specie per quanto riguarda i Celti, Germani e Slavi. Tra questi ultimi il taglio inutile e “sconsacrato” (avvenuto al di fuori di una determinata ritualistica che precedeva l’abbattimento) di un albero era punito con una morte raccapricciante. Il simbolismo più importante dell’albero è generalmente legato ai miti premevi della creazione, dove si nota – in un numero impressionante di mitologie – la sua costante presenza.
Ecco dunque l’Albero della Vita della tradizione ebraica oppure l’Albero del Mondo delle popolazioni indoeuropee; esso rappresenta la creazione stessa nell’insieme delle sue tre parti costituenti: fronde/dimensione spirituale, fusto/realtà fisica e radici/mondo infero. Quest’ultima rappresentazione è assai importante, testimonia come nelle antiche religioni naturali era presente la percezione di un principio spirituale nella materialità e nella carnalità più ancestrale.
Partendo da questo dato di fatto si spiega quindi facilmente tutta una serie di funzioni legate al sacro Albero. In primis nella sostanza stessa dell’albero era custodita la saggezza suprema, i segreti infernali e divini, il ricordo della creazione e della Prima Luce (un tolkieniano direbbe la luce di Arda); Odhin sacrificherà un occhio per poter bere alla fonte di Mirmir – ove era racchiusa la suprema saggezza – che, guarda, caso, è situata proprio alle radici di Yggdrasill (l’Albero sacro della tradizione nordica).
L’Albero è anche un fattore dinamico poiché consente il movimento tramite il Trimundio, nella visione del mondo pagana i piani spirituali erano organici a quello materiale. Un altro importante insegnamento ci giunge sempre dall’analisi spirituale del nostro sacro Albero. L’Edda ci ricorda infatti che ogni giorno le Norne vivificavano le fronde di Yggdrasill spruzzando su di esse l’acqua della sacra sorgente di Udhr. Al contempo nelle profondità del mondo infero l’Albero è tormentato da serpi velenose e dal dragone Nidhogger, che senza posa ne rode le radici. L’insegnamento è chiaro: l’esistenza terrena è garantita dall’equilibrio tra le forze infere e quelle celesti, tra il caos e la legge, tra l’istinto e la ragione.
Uno squilibrio tra queste forze cosmiche sarebbe causa di lutto e rovina per tutte le dimensioni. Come negare che ogni creatura sia impasto di luce e tenebra? Che la crescita individuale dell’uomo sia favorita proprio dalo scontro interiore delle antitesi?
Purtroppo le religioni derivate dal giudaismo hanno insegnato che una parte di noi deve scomparire, che le nostre oscure selve interiori devono essere celate e distrutte in favore di una sterile visione monocorde che dovrebbe condurci ad una beatitudine eterna. Le frustrazioni nate da una simile concezione hanno avvelenato profondamente il tessuto interiore dell’uomo: i nomi di Mosé ed Abramo dovrebbero essere lodati in eterno dai famelici psicanalisti odierni… L’Albero del Mondo è dunque il fulcoro dell’incontro delle diverse energie cosmiche, “utero divino” che crea e rinnova continuamente la vita.
Nella mentalità pagane indoeuropea ogni albero era una raffigurazione in scala ridotta dei principi che abbiamo esposto, difatti il più sacro dei templi era spesso considerato il bosco, il Nemeton, sul significato esoterico e spirituale del quale ci dilungheremo con cura prossimamente.

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